martedì 8 marzo 2011

OTTO MARZO ALLA ROVESCIA .

LA DEPUTATESSA-ESSA-ESSA PDL MELANIA RIZZOLI LA SPARA GROSSA: "A SINISTRA DONNE ELETTE GRAZIE A FAVORI SESSUALI" - NON SOLO: "L’A FESTA DELLE DONNE OGGI NON HA PIÙ SENSO, RAPPRESENTA UNA FORMA DISCRIMINAZIONE E PONE UNA DISTANZA TRA UOMINI E DONNE. È UNA COMMEMORAZIONE INUTILE. SE CI DEVE ESSERE UNA FESTA DELLA DONNA, ALLORA SI ISTITUISCA ANCHE UNA FESTA DELL’UOMO"...
Nessun nome né casi specifici, ma «le voci ci sono» e rischiano di rovinare l'otto marzo più manicheo della storia repubblicana. Lo schema che vuole l'altra metà del cielo divisa a sua volta in due quarti, uno virtuoso e meritevole (le donne di sinistra) e l'altro corruttibile e amorale (quelle di centrodestra), non è aderente alla realtà, neppure a quella del Parlamento.
Perché se ci sono elette (o eletti) per meriti non politici si possono trovare anche a sinistra. A rompere il tabù è stata Melania Rizzoli, medico, parlamentare del Pdl e membro della Commissione Affari Sociali. Rispondendo a una domanda di Klaus Davi non ha escluso che ci possano essere parlamentari della sinistra elette dopo essersi concesse sessualmente ai capi di partito.
Ci sono «deputate e deputati - ha spiegato - che non hanno un curriculum politico che giustifichi la loro presenza in Parlamento. Ci sono evidentemente altri motivi». La principale accusa che le opposizioni rivolgano al centrodestra, insomma, si potrebbe ribaltare e applicare al centrosinistra. Come se non bastasse, a Klauscondicio , Rizzoli ha preso di mira anche la festa della donna.
«L'8 marzo andrebbe abolito e cancellato dal calendario come festa delle donne. Una commemorazione che io personalmente non ho mai festeggiato perché frutto di una distinzione di genere. È una festa superata, istituita nel 1908 in seguito all'incendio che colpì una fabbrica di camicie dove lavoravano numerose donne. Fu proclamata per regolamentare e migliorare il lavoro femminile. Oggi non ha più senso, rappresenta una forma discriminazione e pone una distanza tra uomini e donne. È una commemorazione inutile, che non aiuta a migliorare la condizione del lavoro femminile. Se ci deve essere una festa della donna, allora si istituisca anche una festa dell'uomo».
Tesi che, in linea di principio, non contraddice nessuna rivendicazione femminista, ma tocca un simbolo difficile da mettere in discussione. Una data sulla quale, quest'anno, la sinistra punta molto e intende trasformare in un'occasione di lotta contro il governo. In agenda c'è la consegna delle firme Pd contro Silvio Berlusconi e i cortei separati a causa della presenza delle donne di Fli, non gradita a tutte le militanti rosa. Altro che abolizione. Per Barbara Pollastrini, deputata Pd ed ex ministro, l'otto marzo dovrebbe diventare «un giorno festivo vero».
Le donne sono «le più penalizzate nel lavoro, nelle carriere, nella scelta di maternità, nel carico di impegni». Poi «questa volta», sottolinea Pollastrini, «c'è una ragione in più per festeggiare: siamo in tantissime a rialzare la testa e a battagliare, sono mimose di lotta».
Insomma la festa non può che avere il marchio di «Se non ora quando», la manifestazione della sinistra contro il governo. E poco importa se questa coloritura terrà fuori almeno i due terzi del genere femminile. Importa ancora meno che in Parlamento le voci sulle candidature per meriti di letto lambiscano anche la sinistra. Le appartenenze politiche, in questo otto marzo, pesano più dei legittimi interessi di genere.
Da Dagospia.com

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