sabato 30 aprile 2011

Io , mammeta e tu : la presenza agli eventi di questa amministrazione !

Io , mammeta e tu . Oppure : cricco , crocco e manica 'ncin . Oppure ancora : mimì , cocò e carmine o pazzo . Questi erano i presenti al bilancio partecipato tanto strombazzato dal nuovo messia : il vate nunzio . Spesi tanti dei nostri euro per pubblicizzare un evento al quale erano presenti il suddetto , l'Esposito , sindaco sciolto per camorra e qualche addetto ai lavori che deve raccogliere tanti punti presenza per ritirare il dovuto : favori e prebende varie . Sembra essere tornati agli anni '70 , quando i comunisti piazzavano una scrivania in piazza e insieme a quattro gatti , dei loro , dicevano di avere raccolto le istanze d' ò popolo . Si sentivano e si erano autoinvestiti come depositari del verbo , della verità assoluta , che gli consentiva di pensare solo ed esclusivamente agli interessi loro . E 'o popolo , una parola con quattro zero , è stato solo sfruttato , usato , umiliato e offeso da questi venditori di fumo e chiacchiere che hanno solo curato , ieri come oggi , i loro interessi , grazie al consenso estorto al " POPOLO " riempendolo di bugie e false promesse . Ultima annotazione : non si sono presentati alle elezioni con un programma dove sottoscrivevano delle cose da realizzare e su cui chiedevano il consenso ? Il programma elettorale è solo carta straccia se ogni tanto devono chiedere lumi al " POPOLO " ? Già pochi mesi fa , sempre il vate nunzio , ha fatto girare delle persone , a quattrocento euro al mese , per tre mesi , per conoscere idee , bisogni , proposte e suggerimenti , su un stampato , in forma anonima . Altra presa per i fondelli : chi garantisce sulla autenticità dei risultati ? . Il lupo perde il pelo , non il vizio !

venerdì 22 aprile 2011

Un frate in odore di Santità : Salvatore Pagnano di Crispano .

Fra’ Salvatore Pagnano, un’eccezionale ma ancora misconosciuta figura di frate carmelitano, nato il 1° dicembre del 1685 da Domenico e da Isabella Vitale , a CRISPANO , il cui fascicolo preparatorio al processo di beatificazione, iniziato nel novembre del 1772 (l’anno successivo cioè a quello della sua morte, avvenuta a Capua il 9 gennaio del 1771) e concluso dopo un decennio circa, giace ancora, ingiustificatamente dimenticato, tra le carte dell’Archivio arcivescovile di Capua (4). Ancora giovanetto, il 12 luglio del 1703, il Nostro vestì il saio religioso nel Convento dei Carmelitani di Caserta. L’anno successivo professò i voti e, dopo un duro quadriennio di studi, ascese al sacerdozio il 12 dicembre del 1708. Per le sue rare virtù intellettive fu inviato a Melfi, in Basilicata, dove, dopo un periodo d’insegnamento in Dogmatica presso il Collegio dei Chierici, gli fu affidata la cura dei Novizi. Eletto Priore a Venafro passò poi prima nei Conventi di Aversa e Piedimonte d’Alife, e quindi in quello di Napoli, dove lo raggiunse la nomina a Superiore Maggiore della Provincia di Terra di Lavoro e Basilicata, incarico che egli assolse con grande impegno e dedizione. Trasferito a Capua nel 1734 circa, vi rimase per il resto della sua vita edificandovi, tra l’altro, il Convento di S. Gabriele Arcangelo, alla cui conduzione prepose quale Priora, per averlo coadiuvato nell’impresa, Suor Maria Angela del Divino Amore, al secolo Angela Marrapese; quella stessa che era stata penitente di sant’Alfonso Maria de’Liguori durante il soggiorno a Liberi, presso Caiazzo, e che più tardi, alla morte del Pagnano, ne illustrerà l’eroismo e le virtù cristiane in lunghe, documentate e accorate deposizioni (5). Nella città sul Volturno il Pagnano seppe ben presto farsi valere, meritandosi la stima dei vari canonici e patrizi e degli stessi sovrani, in particolare della regina Maria Amalia che frequentemente – smesso l’abito regale e indossato quello penitenziale – non disdegnava di passare brevi periodi nel convento delle Carmelitane per praticare gli esercizi spirituali (6). La stima dei reali finì purtroppo per procurargli qualche inimicizia, anche presso le alte sfere ecclesiastiche: il Nunzio Apostolico monsignor Gualtiero Gualtieri e lo stesso arcivescovo di Capua monsignor Giuseppe Ruffo non mancarono, infatti, di ostacolarlo in più di un’occasione. In ogni caso ai denigratori che lo tacciavano soprattutto di essere troppo «facilone» per i suoi modi semplici (da taluni fu addirittura appellato con il poco simpatico epiteto di «Fra maccarone»), Padre Pagnano replicava con un sorriso mansueto. Oltremodo severo era, invece, con se stesso: evitava di andare al refettorio per alcuni giorni della settimana e nel periodo delle novene mariane, nutrendosi nei restanti giorni con scarse quantità di cibo; indossava vesti realizzate con tele di sacco; nell’ora di ricreazione poi, si tratteneva in coro oppure si dedicava alle opere di carità, assistendo i poveri. Morì tra i suoi confratelli «in summes honoris fastigium», come immortalò sul marmo un epigrafista del tempo, ricevendo sepoltura, per decisione di Suor Maria Angela, nel «regal monastero» di San Gabriele.
Un’ultima annotazione per ricordare che il Pagnano aveva conosciuto, in occasione di una sua breve visita a Capua, sant’Alfonso, il quale benché fosse notoriamente poco propenso ad espressioni affettuose con i propri interlocutori e corrispondenti, essendone rimasto favorevolmente impressionato, non solo gli inviava regolarmente quanto andava scrivendo, ma in più di un’occasione, come si legge nelle missive inviate a suor Maria Angela fin qui pubblicate, lo apostrofa addirittura con un «mio caro» che la dice lunga circa la sua ammirazione per questo ancora troppo oscuro carmelitano, meritevole di ben altra fama (soprattutto presso i conterranei), di quella riservatagli finora .

sabato 16 aprile 2011

L'Italia ferita , come curare l'albero malato della politica ?

Dal Sole 24 Ore
«Su quale bilancia si pesa la vita di un uomo? Secondo quale ordine si tirano le somme, da cui risultano il guadagno e la perdita di questa vita, e appare chiaro il suo senso ultimo?» Con queste parole, il 4 novembre 1945, Romano Guardini introduceva a Tubinga la commemorazione dei martiri della Rosa Bianca, gli studenti universitari fucilati su ordine del Tribunale del Reich per aver diffuso volantini in cui denunciavano con verità e coraggio la follia della guerra e le menzogne di Hitler (La rosa bianca, Morcelliana, Brescia 1994, 34).
Guardini rispondeva alla domanda individuando un triplice criterio per misurare una vita: l’ordine delle cose materiali e dunque dell’onestà, del rispetto e della prudenza nel loro uso; quello dell’azione e dell’opera, e dunque del coraggio, della fortezza e della perseveranza nel perseguire gli scopi; e, infine, l’ordine dei beni spirituali e dunque dell’amore e della fede, del sacrificio e del dono di sé. I giovani della Rosa Bianca - ispirandosi al Vangelo come norma di vita - avevano dato senso e valore alla loro esistenza secondo questo triplice ordine.
Un triplice ordine corrispondente a quello del vero, del bene e del bello. E a questa stessa impostazione che vorrei ispirarmi nell’osservare - al di fuori della mischia e con il senso della misura più alto possibile - la scena politica del nostro Paese, in questa stagione convulsa tanto sul piano interno, quanto su quello delle relazioni internazionali.
La verità è la prima misura su cui verificare un cuore e una vita: si può dire che la grandezza di uno spirito si misuri dal grado di verità che è capace di sopportare. La verità non ha bisogno di essere difesa si difende da se stessa Chi si preoccupa troppo di difendere la verità, invece di testimoniarla nella pacatezza delle sue convinzioni, dimostra di credervi poco. Alla verità si corrisponde, si obbedisce: non ci si serve di essa, è la verità che va servita. Proprio così la verità libera dalla maschera, dalle apparenze, dalle false certezze. Gesù stesso ha voluto indicare la perfetta equivalenza di verità e libertà: «La verità vi farà liberi» (Gv 8,32).
Possiamo dire che quanti ci governano oggi siano testimoni della verità? Ci dà questa impressione la scena dei dibattiti parlamentari di questi giorni? Quanti fra gli italiani potrebbero affermare con certezza che coloro che li governano - espressione del loro voto - agiscano secondo una logica che non sia quella fatua dello scegliere ciò che è utile e fa piacere, ma quella profonda, segnata da scelte costose sul piano personale, nascoste agli occhi degli uomini, e per chi crede note al cuore di Dio?
Di quale fra i personaggi della scena pubblica si potrebbe dire quanto Gesù dice di Natanaele: «Ecco davvero un uomo in cui non c’è falsità» (Gv 1,47)? Non il calcolo utilitaristico, non la ricerca dell’immagine, non il chiasso delle apparenze, ma la verità deve essere l’ispirazione profonda di chi intenda servire il bene comune e non servirsene.
La bontà è il secondo criterio di misura del peso e del valore di un uomo: inseparabile dal vero, il bene ne è il volto operativo, l’irradiazione pratica, lo splendore che riscalda e conforta. Come la Verità, così il Bene è inseparabile dalle radici nascoste, dall’essere profondo: «Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni» (Mt 7,16-18).
Di quanti politici è possibile pensare che siano come l’albero buono, che produce i suoi frutti nella fedeltà, perché sceglie di fare il bene anche quando questa scelta possa apparire improduttiva o perdente, testimoniando di preferire la forza della bontà e della benevolenza a ogni logica di potere e di affermazione di sé? E di quanti possiamo pensare che vogliano essere buoni, conservando il tratto che rende dolce la bontà: la simpatia?
Il senso dell’umorismo,la cordialità, l’accoglienza del cuore, sono normalmente la riprova di un albero buono, che non ha bisogno di schermi o di difese, che dà i suoi frutti nell’umiltà e nella pace. E se non sempre è la stagione dei frutti, sia dato a ogni cittadino di esercitare realmente, attraverso un sistema elettorale giusto, quella sapienza del bene, che sa riconoscere ogni uomo nella sua stagione.
Infine, è il bello la misura di un’esistenza: non il bello esteriore, che incanta e acceca, ma quello profondo, rivelato nel segno dell’amore e del dono. In un testo stupendo Agostino afferma che colui che è «l’uomo dei dolori» (Is 53,2) è anche «il più bello tra i figli degli uomini» (Sal 45,3), e che ciò può spiegarsi soltanto con la chiave dell’amore: «Egli non aveva bellezza né decoro per dare a te bellezza e decoro. Quale bellezza? Quale decoro? L’amore della carità, affinché tu possa correre amando e amare correndo... Guarda a Colui dal quale sei stato fatto bello» (In Io. Ep., IX, 9). È qui che si può cogliere quale sia lo specifico di un politico cristiano: credere nel Dio crocifisso, affidarsi al Padre che consegna suo Figlio per noi, questa è la fede, questa la bellezza, anticipo di eternità. In quanti dei nostri politici «cristiani» - quale che sia la loro appartenenza - traspare questa bellezza, quest’amore? Dov’è lo sguardo sereno, abbandonato in Dio senza alcuna ostentazione, di un Alcide De Gasperi? Chi dei protagonisti dell’attuale scena politica passerà al vaglio del triplice criterio proposto da Guardini per misurare il valore di un’esistenza vissuta? Lascio a ciascuno di rispondere a queste domande, se vorrà farlo. A me basta averle sollevate, per amore di tutti, guardando al bene comune della nostra Italia, sconcertata e ferita.
Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto

venerdì 15 aprile 2011

Ultimo discorso di Masaniello prima di essere ucciso .

« Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca io sò pazzo e forze avite raggione vuie: io sò pazze overamente. Ma nunn'è colpa da mia, so state lloro che m'hanno fatto'ascì afforza n'fantasia! Io ve vulevo sulamente bbene e forze sarrà chesta 'a pazzaria ca tengo 'ncapa. Vuie primme eravate munnezza e mò site libbere. Io v'aggio fatto libbere. Ma quanto pò durà sta libbertà? Nu juorno?! Duie juorne?! E già pecché po' ve vene 'o suonno e ve jate tutte quante 'a cuccà. E facite bbuone: nun se pò campà tutta a vita cu na scuppetta 'mmano. Facite comm'a Masaniello: ascite pazze, redite e vuttateve 'nterra, ca site pat' 'e figlie. Ma si ve vulite tenere 'a libbertà, nun v'addurmite! Nun pusate ll'arme! 'O vedite? A me m'hanno avvelenate e mò me vonno pure accidere. E ci 'hanno raggione lloro quanno diceno ca nu pisciavinnolo nun pò addeventà generalissimo d'a pupulazione a nu mumento a n'ato. Ma io nun vulevo fa niente 'e male e manco niente voglio. Chi me vo' bbene overamente dicesse sulo na preghiera pe me: nu requia-materna e basta pé quanno moro. P' 'o rriesto v' 'o torno a dì: nun voglio niente. Annudo so' nato e annudo voglio murì. Guardate!![29] »
Napoli 16 luglio 1647
Da Wikipedia

lunedì 11 aprile 2011

Studi dell'Università di Oxford sulla originalità di un ritrovamento .

Due giorni fa davamo la notizia, quasi in esclusiva per l’Italia, della scoperta di 70 libri di “piombo” ritrovati in Giordania e probabilmente appartenuti ai primi cristiani. Mettavamo in guardia dalla possibilità di una grande bufala ma sottolineavamo anche le enormi implicazioni storiche e sociali che potrebbe avere questo ritrovamento se fosse considerato attendibile (cfr. Ultimissima 3/4/11).

Ieri ci ha pensato La Repubblica a fare un pò di chiarezza e a definire meglio la situazione. Innanzitutto rivela che in copertina in uno dei 70 libri, composti da una decina di pagine, non ancora studiate, ci sarebbe il volto di Cristo e quindi -se partiamo da un presupposto positivo- sarebbe il primo ritratto del Messia nella storia, scoplito tra l’altro da suoi contemporanei. Si accenna che nulla è mai stato trovato di così antico sul cristianesimo e che l’importanza del ritrovamento supererebbe quella dei Rotoli di Qumran (ritrovati a 100 miglia di distanza).

Ritrovamento. Chiarisce anche molti particolari sul ritrovamento, un pò confusi nei primi articoli comparsi sulla stampa estera. I 70 piccoli libri sono ritrovati cinque anni fa in una caverna in Giordania da un beduino (ogni libro in una nicchia), a pochi chilometri da un’antica sorgente dove duemila anni fa, nel I° secolo, si rifugiarono sette messianiche ebraiche dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Tre anni fa il beduino vende i reperti ad un commerciante, Hassan Saida, che li porta in Israele. Con l’aiuto di due archeologi Jennifer e David Elkington fa pervenire alcuni dei codici alla Oxford University. Dopo l’analisi, la Giordania si attiva e rivuole i codici, il beduino ritorna in Israele con parte dei libri e i due archeolgi cominciano ad essere pedinati e minacciati. The Telegraph, in un’intervista ai Elkington, svela che tipo di pressione stanno ricevendo dalla Giordania e dai trafficanti del mercato nero.

Datazione. Ad Oxford, i primi test confermano che il piombo ha origine nel Mediterraneo, che è del primo secolo e che la corrosione è autentica. Altri test fatti in Svizzera, dal National Materials Laboratory di Dubendorf danno gli stessi risultati. Su alcuni libri compaiono scritte in lingua fenicia (forse) e immagini incise. Vengono tradotte solo due parole: “Salvatore di Israele” e “Yahweh – Dio”.

Interpretazioni. Il Daily Mail, oltre a spiegare meglio le fasi del ritrovamento, dice che l’interpretazione proto-cristiana dei libri è fortemente sostenuta da Margaret Barker, ex presidente della Society for Old Testament study e tra i massimi esperti di primo cristianesimo in Gran Bretagna. Il direttore del Department of Antiquities della Giordania, Ziad al-Saad, ha pochi dubbi. E’ convinto che essi siano effettivamente realizzati dai seguaci di Gesù nei primi decenni dopo la crocifissione.

In un secondo articolo dice che la prova più convincente della tesi di Ziad al-Saad è che su una lastra sembra essere mostrata una cartina della città santa di Gerusalemme con alcune croci al di fuori delle mura della città.
Da UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali ) del 05/04/11.

Come riconoscere un ICTUS Cerebrale .

COME ha salvato la mia... PRENDETEVI 10 MINUTI PER LEGGERLO..... PUO' AIUTARE A SALVARE DELLE VITE Una piccola pausa per una grande informazione Molto importante da non fermare Come riconoscere un'ictus cerebrale.........Durante una grigliata Federica cade.Qualcuno vuole chiamare l'ambulanza ma Federica rialzandosi dice di essere inciampata con le scarpe nuove.Siccome era pallida e tremante la aiutammo a rialzarsi.Federica trascorse il resto della serata serena ed in allegria.Il marito di Federica mi telefonò la sera stessa dicendomi che aveva sua moglie in ospedale.Verso le 23.00 mi richiama e mi dice che Federica è deceduta. Federica ha avuto un'ictus cerebrale durante la grigliata.Se gli amici avessero saputo riconoscere i segni di un 'ictus, Federica sarebbe ancora viva. La maggior parte delle persone non muoiono immediatamente.Basta 1 minuto per leggere il seguito: Un neurologo sostiene che se si riesce ad intervenire entro tre ore dall'attacco si può facilmente porvi rimedio.Il trucco è riconoscere per tempo l'ictus!!!Riuscire a diagnosticarlo e portare il paziente entro tre ore in terapia.Cosa che non è facile. Nei prossimi 4 punti vi è il segreto per riconoscere se qualcuno ha avuto un'ictus cerebrale: * Chiedete alla persona di sorridere (non ce la farà); * Chiedete alla persona di pronunciare una frase completa (esempio: oggi è una bella giornata) e non ce la farà;* Chiedete alla persona di alzare le braccia (non ce la farà o ci riuscirà solo parzialmente); * Chiedete alla persona di mostrarvi la lingua (se la lingua è gonfia o la muove solo lateralmente è un segno di allarme).Nel caso si verifichino uno o più dei sovra citati punti chiamate immediatamente il pronto soccorso.Descrivete i sintomi della persona per telefono. Un medico sostiene che se mandate questa è- mail ad almeno 10 persone,si può essere certi che avremmo salvato la vita di Federica, ed eventualmente anche la nostra. Quotidianamente mandiamo tanta spazzatura per il Globo, usiamo i collegamenti per essere d'aiuto a noi ed agli altri. Sei d'accordo?
Di: Elena Miglietti

mercoledì 6 aprile 2011

La città che vogliamo ? No , la città che freghiamo .

Nelle settimane scorse è stato affisso per le strade di Crispano un manifesto con il quale i partiti del centrosinistra comunicano di aver scelto un coordinatore unico
nella persona di Fiorito, ex Rifondazione Comunista.
E' parso fin troppo evidente che quel manifesto è stato "voluto" da Carlo Esposito per testimoniare all'esterno la compattezza del gruppo, assodate le numerose voci di
scollamento all'interno della maggioranza ed i continui rimbalzi i polemici. Scorrendo il manifesto alcuni concetti sono apparsi fin troppo chiari. Il primo:
Esposito si è preoccupato di far firmare il manifesto con i simboli di tutti i partiti della maggioranza, compreso quello di Democrazie e Libertà, che appena quattro anni fa diede vita ad un raggruppamento politico civico che aveva come candidato sindaco lo stagionato Michele Galante il cui slogan elettorale fu :"Non vogliamo in lista con noi persone che abbiano fatto parte del consiglio comunale sciolto per camorra". E difatti a distanza di qualche anno, a testimoniare la vericidità di quell'assunto, troviamo come assessore comunale quel Nunzio Cennamo che nella lista capeggiata da Galante figurava al secondo posto. Il quale Nunzio Cennamo pretese dalla coalizione l'adesione ad un programma politico-elettorale dal titolo " la città che vogliamo", un elenco dei sogni stilato solo per carpire voti all'elettorato. DI quell'elenco dei sogni oggi non si parla più. Anzi, oggi Cennamo è un assessore di Esposito.
Esternamente cerca di far passare il messaggio che lui è contro Esposito - difatti si incontra anche con consiglieri non della maggioranza - ma nei fatti non ha mai preso le distanze da quella che un tempo lui definitiva "amministrazione sciolta per camorra". Ma si sa come va la vita... Lo stipendio da assessore va e viene, la coerenza va bene solo in campagna elettorale.
Ogni tanto l'assessore Nunzio cerca di accreditarsi come uno dalle idee diverse
valorizzando qualche concetto stantìo ma la verità è che lui è il primo sgabello della giunta Esposito. Quando arriverà un nuovo scioglimento, vedrete, sarà il primo a prendere le distanze, tirando fuori dal cassetto qualche vecchio slogan di
quando si professava comunista.
Il secondo concetto da evidenziare è che Esposito ancora si illude, mettendo in fila i simboli del centrosinistra, di dare un messaggio politico all'esterno che mira a dare un'immagine di solidità e compattezza. E fa finta di non capire che a Crispano oramai, al di là dei simboli, che oggi vengono continuamente scambiati e modificati a seconda delle esigenze del momentio, esistono due sole posizioni:
quelli che sono con Esposito e quelli che sono contro. Vale a dire, in sintesi: coloro che stanno con l'amministrazione sciolta per camorra e chi ne ha preso le distanze. Tutto il resto è solo fumo da spendere nei convegni, sui manifesti e nelle chiacchiere da bar. E la città che vogliamo? Qualcuno sarcasticamente l'ha definita "la città che freghiamo .

sabato 2 aprile 2011

SCAFESSOPOLI : nuovo vecchio comune .

C’è un comune , che dopo un referendum , ha cambiato il proprio nome in Scafessopoli , descritto sulle guide turistico come : luogo ameno dove la maggioranza dei suoi abitanti , scafessi appunto , rappresentano il crogiolo e la fucina di tutti i pregi . Le qualità che eccellono sono tra le più antiche e virtuose del circondario , che , appunto gli scafessi , coltivano e valorizzano e per le quali si è alla ricerca dei marchi dop , doc ecc. . Tra gli anzidetti pregi , qualità ed eccellenze , la palma del migliore spetta anzitutto agli scafesso , appunto . Seguono ad una incollatura e chiachiello , e poi a seguire , ma quasi a pari merito , chiattillo , liccaculi , fareniello , muccuso , pignata , cantero , nacchenella , lumèra , figlio ‘ e ‘ ntrocchia , scapucchione , sfessato , turzo , paputo , papuscio , puparuolo , pereta , sarchiapone , mappina , ferlocco , mariuolo , ammartenate , cap’ntesta , cuopp’allesse , votabannera , scumma e fasul , tofa , stuppol , rattuso , ricchione , zoccola , .
Tutti gli abitanti si sono divisi in tante corporazioni tante quante sono i pregi e le qualità suddette . Alcune si sono alleate per rappresentare il meglio : zoccole con chiattilli , nacchenella con lumere , rattuso con tofa e via dicendo . La loro principale occupazione e impegno è il migliorare , allargare e valorizzare la loro corporazione o federazione , con acquisti di nuovi adepti , pagando anche cifre che farebbero impallidire l’attuale calcio marcato . Le loro femmine sono sempre incinte per procurare carne fresca alla causa e quando i maschi della propria federazione o corporazione non “sciosciano” , le femmine non disdegnano incursioni nelle altrui corporazioni immolandosi alla “causa” , piacevolmente ! E’ stato eletto , a capo di questa comunità , da decenni ormai , uno dei suoi massimi rappresentanti : il principe scafesso , nu’ figlio ‘ e ‘ ntrocchia ammartenato , che tiene in pugno la comunità con il bastone e la carota . Tutto funziona con un ingranaggio perfetto : ci sono i collettori di consenso e tangenti che per la maggiore fanno parte rè chiacchiello , cornuti , perete , zoccole e chiattillo , che hanno fatto una santa alleanza al grido di : o scafessopoli o merda . Alle loro spalle operano , defilati e’ votabannera , numerossissimi , difficilmente quantificabili , la maggioranza assoluta , che sono la vera mente di tutto il potere . Le strutture dell’amministrazione sono organizzate in modo tale che negli uffici ci sono degli estrattori che aspirano il respiro di coloro che vi si recano , per essere esaminato ed analizzato : i risultati verranno valutati da un comitato presieduto dal principe . E guai a chi non respira nel modo giusto : peste gliene incoglierà . L’ufficio tecnico , come tutti gli altri , è rifugio di puparuoli , che abbondano , in allegra compagnia di votabbanera , cornuti , liccaculi , perete , tofe e chiachielli , hanno la unica incombenza di anticipare le voglie del principe : lui non deve chiedere mai . Ogni giorno si devono levare , altissime , le lodi al cielo , per averlo fatto nascere a Scafessopoli ! Il comando vigili , farebbe impallidire il più attrezzato ed efficiente esercito é franceschiello , tale è la sua efficienza e solerzia che a in questo comune non si fa una multa , non si contesta una infrazione in toto , dall’insediamento del figlio ‘e’ ntrocchia ammartenato . Tanto è stato profuso nell’educazione e formazione dei paesani , con sedute e corsi dove si registrava la presenza !
Il paese è abitato solo da questi elementi ? Ma no . Ci sono dei poveretti che non hanno nessuno dei pregi o delle qualità suddette che , mortificandosi continuamente , trascorrono la loro misera vita da esseri inferiori prevalentemente nascosti , non partecipano alla vita sociale , stanno sempre rintanati nelle loro case cercando di frequentare solo i loro sfortunati simili . Il lavoro che svolgono , perché bisogna pagare enormi tasse , imposte e contributi vari per mantenere questa allegra brigata di puparuoli , vatabbanera , chiachielli e nacchenella , lo svolgono fuori del circondario paesano , perché il lavoro nell’ambito del comune , è riservato agli eletti , figli , parenti e sudditi dell’ammartenate . Costui ha drizzato le antenne e ha sguinzagliato i suoi giannizzeri perché radio marciapiede dice che alcuni degli infimi sopradescritti , stanchi di tutte le angherie costretti a sopportare quotidianamente , di nascosto , la notte , si riuniscono , novelli carbonari , per tentare una reazione ! Ma dove vanno se non hanno nessuna delle qualità , suddette , che stanno facendo così grande “ SCAFESSOPOLI “ .