venerdì 22 aprile 2011

Un frate in odore di Santità : Salvatore Pagnano di Crispano .

Fra’ Salvatore Pagnano, un’eccezionale ma ancora misconosciuta figura di frate carmelitano, nato il 1° dicembre del 1685 da Domenico e da Isabella Vitale , a CRISPANO , il cui fascicolo preparatorio al processo di beatificazione, iniziato nel novembre del 1772 (l’anno successivo cioè a quello della sua morte, avvenuta a Capua il 9 gennaio del 1771) e concluso dopo un decennio circa, giace ancora, ingiustificatamente dimenticato, tra le carte dell’Archivio arcivescovile di Capua (4). Ancora giovanetto, il 12 luglio del 1703, il Nostro vestì il saio religioso nel Convento dei Carmelitani di Caserta. L’anno successivo professò i voti e, dopo un duro quadriennio di studi, ascese al sacerdozio il 12 dicembre del 1708. Per le sue rare virtù intellettive fu inviato a Melfi, in Basilicata, dove, dopo un periodo d’insegnamento in Dogmatica presso il Collegio dei Chierici, gli fu affidata la cura dei Novizi. Eletto Priore a Venafro passò poi prima nei Conventi di Aversa e Piedimonte d’Alife, e quindi in quello di Napoli, dove lo raggiunse la nomina a Superiore Maggiore della Provincia di Terra di Lavoro e Basilicata, incarico che egli assolse con grande impegno e dedizione. Trasferito a Capua nel 1734 circa, vi rimase per il resto della sua vita edificandovi, tra l’altro, il Convento di S. Gabriele Arcangelo, alla cui conduzione prepose quale Priora, per averlo coadiuvato nell’impresa, Suor Maria Angela del Divino Amore, al secolo Angela Marrapese; quella stessa che era stata penitente di sant’Alfonso Maria de’Liguori durante il soggiorno a Liberi, presso Caiazzo, e che più tardi, alla morte del Pagnano, ne illustrerà l’eroismo e le virtù cristiane in lunghe, documentate e accorate deposizioni (5). Nella città sul Volturno il Pagnano seppe ben presto farsi valere, meritandosi la stima dei vari canonici e patrizi e degli stessi sovrani, in particolare della regina Maria Amalia che frequentemente – smesso l’abito regale e indossato quello penitenziale – non disdegnava di passare brevi periodi nel convento delle Carmelitane per praticare gli esercizi spirituali (6). La stima dei reali finì purtroppo per procurargli qualche inimicizia, anche presso le alte sfere ecclesiastiche: il Nunzio Apostolico monsignor Gualtiero Gualtieri e lo stesso arcivescovo di Capua monsignor Giuseppe Ruffo non mancarono, infatti, di ostacolarlo in più di un’occasione. In ogni caso ai denigratori che lo tacciavano soprattutto di essere troppo «facilone» per i suoi modi semplici (da taluni fu addirittura appellato con il poco simpatico epiteto di «Fra maccarone»), Padre Pagnano replicava con un sorriso mansueto. Oltremodo severo era, invece, con se stesso: evitava di andare al refettorio per alcuni giorni della settimana e nel periodo delle novene mariane, nutrendosi nei restanti giorni con scarse quantità di cibo; indossava vesti realizzate con tele di sacco; nell’ora di ricreazione poi, si tratteneva in coro oppure si dedicava alle opere di carità, assistendo i poveri. Morì tra i suoi confratelli «in summes honoris fastigium», come immortalò sul marmo un epigrafista del tempo, ricevendo sepoltura, per decisione di Suor Maria Angela, nel «regal monastero» di San Gabriele.
Un’ultima annotazione per ricordare che il Pagnano aveva conosciuto, in occasione di una sua breve visita a Capua, sant’Alfonso, il quale benché fosse notoriamente poco propenso ad espressioni affettuose con i propri interlocutori e corrispondenti, essendone rimasto favorevolmente impressionato, non solo gli inviava regolarmente quanto andava scrivendo, ma in più di un’occasione, come si legge nelle missive inviate a suor Maria Angela fin qui pubblicate, lo apostrofa addirittura con un «mio caro» che la dice lunga circa la sua ammirazione per questo ancora troppo oscuro carmelitano, meritevole di ben altra fama (soprattutto presso i conterranei), di quella riservatagli finora .

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